Il Parkinson è una malattia neurodegenerativa che colpisce ogni anno milioni di persone. Oggi gli scienziati fanno un grande passo in avanti.
La ricerca sul Parkinson è fervente e si concentra su diversi ambiti, tra cui la genetica, i meccanismi molecolari e nuovi approcci terapeutici. Oggi gli scienziati sono convinti di aver assestato un colpo importante nella lotta contro questa terribile malattia, con un metodo che potrebbe prevederla con diversi anni di anticipo.
Il morbo di Parkinson è una malattia neurodegenerativa cronica che colpisce milioni di persone in tutto il mondo. Identificato per la prima volta nel 1817 dal medico inglese James Parkinson, questo disturbo rappresenta una delle maggiori sfide per la medicina moderna a causa della sua complessità e delle implicazioni sulla qualità della vita dei pazienti.
Con il Parkinson, i neuroni nella substantia grigia degenerano progressivamente, fino a intaccare alcune delle più elementari attività della vita, soprattutto con riferimento ai movimenti. I sintomi principali e più tristemente noti includono tremori, rigidità muscolare, lentezza nei movimenti (bradicinesia) e instabilità posturale. Mentre spesso sono sottovalutati i problemi non motori, come disturbi del sonno, depressione, ansia e problemi cognitivi.
La diagnosi del Parkinson è principalmente clinica, basata sull’osservazione dei sintomi motori e sulla storia medica del paziente. Non esiste un test definitivo per il Parkinson, rendendo la diagnosi precoce particolarmente difficile. I primi sintomi sono spesso lievi e possono includere leggeri tremori, piccole alterazioni nella scrittura o una diminuzione dell’olfatto. Oggi, però, uno studio scientifico potrebbe aver cambiato il corso della storia della lotta a questa malattia.
Lo studio si deve agli scienziati dell’University College di Londra e dell’University Medical Center di Goettingen, in Germania. Si tratta di un esame del sangue, che utilizza l’intelligenza artificiale, e che prevede la malattia con diversi anni d’anticipo. Sono, in particolare, otto le proteine che permetterebbero di prevedere l’insorgenza del male in anticipo.
Si sarebbe arrivati alla scoperta seguendo per circa dieci anni 72 pazienti a rischio di disturbi cerebrali. E tramite l’intelligenza artificiale gli scienziati avrebbero previsto correttamente l’insorgenza del Parkinson in 16 di questi. In totale, il test ha previsto che il 79% avrebbe sviluppato la malattia. Ovviamente, si tratta ancora di uno studio che è in fase embrionale. Ma non per questo è meno importante: con i finanziamenti adeguati, i ricercatori sono convinti di poter avanzare ancora nella lotta contro il Parkinson.
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