Mai sottovalutare la situazione quando si notano debolezza muscolare e spasmi, a volte sono legati a una grave malattia.
Essere ossessivi in merito alla propria salute non fa certamente bene, anzi questo può portare anche a sentirsi più debole psicologicamente perchè si pensa subito al peggio anche quando non è necessario. Nessuno come noi, però, conosce bene il proprio corpo, per questo può sapere bene se alcuni stati di malessere possano essere ritenuti “normali”, magari per effetto di alcuni farmaci che si stanno assumendo, o se meritino un approfondimento medico.
In generale la prevenzione resta fondamentale, soprattutto quando si tratta di patologie gravi, queste possono essere superate più facilmente se vengono diagnosticate in fase iniziale e se non hanno già colpito altri organi. Insomma, a volte un esame in più non fa male, pur senza essere ipocondriaci all’ennesima potenza.
Ci sono però dei sintomi che per natura si può ritenere non siano preoccupanti, in modo particolare se non influiscono sulla propria attività quotidiana, ma non è detto che sia sempre così. Il riferimento è a debolezza muscolare e spasmi, occhio quando durano ormai da troppo tempo.
Debolezza muscolare e spasmi frequenti: e se fosse una grave malattia?
Fasciarsi subito la testa, come detto, non è certamente ideale, si può arrivare addirittura a non dormire per la preoccupazione per poi scoprire che si stava vivendo una situazione che non meritava questa atteggiamento. Se però alcuni sintomi si verificano frequentemente e possono durare da tempo un consulto medico può essere più che necessario.
Il riferimento è a quando si riscontrano debolezza muscolare e spasmi, condizioni tipiche ad esempio di quando si è fatto un forte sforzo fisico (gli sportivi ne sanno qualcosa), ma se si fa una vita prettamente sedentaria la causa non può che essere un’atra. Pochi potrebbero immaginarlo, ma si tratta delle condizioni tipiche e iniziali di una patologia che fa davvero paura, soprattutto perché ancora adesso non si conoscono cause e cure: la SLA, ovvero la Sclerosi Laterale Amiotrofica.
Con questo termine ci si riferisce a una condizione neurodegenerativa caratterizzata dalla perdita delle cellule motoneuronali, che progressivamente determina una paralisi dei muscoli volontari. I motoneuroni, infatti, non sono altro che le cellule che determinano la contrazione e il trofismo muscolare, per questo sono responsabili dei movimenti, ma anche di altre due funzioni fondamentali per l’organismo, deglutizione e respirazione.
Come si arriva alla diagnosi della SLA
I primi segnali non sempre vengono addebitati alla SLA, in alcuni pazienti si possono notare anche fascicolazioni, ossia contrazioni involontarie e ripetute di una o più fibre muscolari, difficoltà nel linguaggio e nel mangiare, oltre a mani, piedi e gambe.
Riuscire ad arrivare a una diagnosi è però tutt’altro che semplice. In genere si procede con un esame clinico e una serie di test neurologici, che permettono di escludere malattie simili alla SLA, fatto questo si può arrivare a una serie di indagini ripetute nel tempo, che permettono anche di valutare l’evolversi della situazione. Al momento si può contare su un unico trattamento ritenuto adatto, il riluzolo, grazie a cui si può ritardare l’uso della ventilazione assistita e aumentare le aspettative di vita.