Una ricerca universitaria appena pubblicata dimostra che il nostro sonno sarà sempre peggiore per via del contesto che viviamo.
Il sonno viene influenzato da così tante variabili che sarebbe anche difficile elencarle tutte. Sicuramente il progresso delle nostre società, il cambio di vita e l’integrazione degli schermi e delle nuove tecnologie sono tutte concause del problema.
I problemi del sonno crescono: i dati parlano chiaro, e se un tempo si faceva riferimento al Covid-19 e alla relativa ansia pandemica, ad oggi invece si racconta un’altra realtà. Le pubblicità sulla melatonina spuntano sui social, in tv e negli scaffali più in evidenza in farmacia.
Nei supermercati la camomilla più venduta non è più quella in filtro, ma quella in bustine liofilizzata con l’aggiunta di melatonina. Il disagio c’è, e purtroppo sono sempre più persone a sentirlo e a pagarne i danni. I disturbi del sonno sono spesso sottovalutati e invece la maggior parte degli studi dimostra che si tratta di problemi invalidanti per il corpo che a lungo andare inizia a far sorgere sintomatiche che disturbano anche le ore lavorative.
Stanchezza, poca concentrazione, dolore agli arti, mal di testa e confusione, sono solo i più comuni sintomi di chi la notte dorme male, a cui si aggiunge una lista infinita di problematiche associate anche difficili da individuare a volte. Ma perché abbiamo sempre più problemi del sonno? In primis l’uso smoderato degli schermi blu durante il giorno, per lavoro, per svago, ma anche prima di dormire. In secondo luogo anche lo stress della vita sempre più frenetica e il sentimento di impotenza nei confronti di una società stracolma di problemi di difficile risoluzione.
A tutto ciò, si aggiungono anche le condizioni climatiche che continuano a cambiare drasticamente. Un nuovo studio ha infatti dimostrato che temperature sempre più alte porteranno a scompensi sempre maggiori durante le 4 fasi del sonno, e tra meno di 100 anni il problema potrebbe diventare enormemente invalidante. Un team di ricercatori dell’Università di Copenaghen ha appena pubblicato uno studio sulla carenza del sonno e la relativa correlazione con l’aumento delle temperature sulla rivista online One Earth. I cambiamenti climatici hanno un impatto sulla salute del nostro sonno e di riflesso, del nostro corpo.
I risultati scientifici suggeriscono che entro il 2099 l’eccessivo calore ci porterà a perdere dalle 50 alle 58 ore di sonno all’anno. Nelle notti in cui la temperatura ambientale superava i 30°C il sonno diminuiva in media di 14 minuti. Inoltre con l’incremento della temperatura aumentava anche la probabilità di dormire meno delle sette ore raccomandate a notte. Gli scienziati hanno poi anche scoperto che questo effetto è particolarmente evidente nei paesi molto caldi, sugli anziani e sulle donne (che soffrono maggiormente di gambe pesanti, problema che si aggrava con al dilatazione delle vene).
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