Le malattie cardio-vascolari, metaboliche, degenerative e neoplastiche sono oggi le principali cause di ridotta aspettativa di vita. Familiarità e segni precoci di malattia sono i campanelli d’allarme che ci richiamano a specifici programmi di prevenzione e cura.
In questi ultimi anni è in corso in tutto il mondo un’epidemia, la rapida crescita della prevalenza del fegato grasso o steatosi epatica.
In Italia si stima che circa il 25% della popolazione abbia il fegato grasso; la prevalenza sale dopo i 40 anni con valori di oltre il 60% negli ultra-sessantenni (1-4). Il fegato grasso si associa a molteplici condizioni: sovrappeso/obesità, eccessiva introduzione di bevande alcoliche o zuccherate, sindrome delle apnee notturne (OSAS), terapie prolungate con farmaci epatotossici e malattie croniche del fegato e/o extraepatiche (diabete, dis-metabolismi lipidici e malattie cardiovascolari, degenerative e neoplastiche, 1-4).
E’ stato dimostrato come il fegato grasso (diagnosticato con una semplice e non invasiva ecografia addominale) si associ ad un significativo incremento (25%) del costo complessivo individuale per i sistemi sanitari, determinato prevalentemente da patologie cardiovascolari e metaboliche (2). La steatosi lieve o moderata non è di per sé una malattia del fegato, ma lo diventa quando evolve e si complica con l’infiammazione, steato-epatite che può evolvere in cirrosi epatica e tumore del fegato. La steatosi costituisce inoltre un indicatore di maggiore severità delle patologie croniche non epatiche e un cofattore di rapida evoluzione delle malattie di fegato da altra causa.
La salute del fegato è perciò uno specchio molto sensibile della salute generale. In un soggetto asintomatico il “fegato grasso” (che contiene lipidi in quantità maggiore del 5% del proprio peso) costituisce una spia precoce del rischio d’incipienti patologie epatiche (steato-epatiti) e non epatiche (diabete e dismetabolismi lipidici, malattie cardiovascolari, degenerative e neoplastiche).
La metodica di riferimento per la misura del grasso intraepatico è la spettrometria in risonanza magnetica. La biopsia epatica essendo un esame invasivo non è proponibile per misure ripetute e inoltre risente dell’errore di campionamento esaminando solo 1/50.000 del fegato e il suo scopo è studiare la distribuzione intracellulare del contenuto grasso (1-4). Gli studiosi sono oggi impegnati a sviluppare metodiche non invasive, di facile applicazione e poco costose per quantificare il contenuto di grasso del fegato (steatosi epatica): una di queste è lo “Steatometer”, software applicato alla comune ecografia. Tali strumenti (ancora in studio) se capaci di fornire misurazioni precise e riproducibil potranno essere utili alla diagnosi precoce e al monitoraggio della cura preventiva di tutte le patologie suddette e delle loro complicazioni.
Queste nuove tecnologie potranno consentire di valutare nel singolo soggetto se il cambiamento dello stile di vita, l’attività fisica e/o l’abitudine alimentare associati o meno a terapia medica determinino un’effettiva riduzione dell’indice quantitativo di steatosi epatica.