Nelle ultime settimane, sono stati registrati su bambini casi di epatite di origine sconosciuta.
Stando a quanto diffuso dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, si tratta di circa 180 casi, riscontrati in 11 Paesi europei. Abbiamo raccolto il parere della professoressa Annarosa Floreani, docente associato di Gastroenterologia presso l’Università degli Studi di Padova e Direttore del Master di II livello in Epatologia e Malattie delle vie biliari.
“L’allarme – afferma – è scattato nel Regno Unito il 5 aprile, quando è stato segnalato un aumento dei casi in alcuni bambini al di sotto dei 10 anni provenienti dalla Scozia. Successivamente, i casi si sono diffusi in Europa e sono arrivati anche in Italia. Nei piccoli pazienti si verificano dolori addominali, nausea, vomito e talvolta ittero. Nei casi gravi, che sono risultati essere meno del 10%, si può arrivare al trapianto di fegato.
Nei soggetti esaminati è stata accertata la presenza di adenovirus. È da escludere qualsiasi legame con il vaccino anti-COVID. Le cause che portano alla gravità di queste forme non sono state accertate, ma è possibile – conclude la professoressa Floreani – che ci sia una ‘causa immunitaria’ legata all’età tardiva nella quale l’organismo viene a contatto con l’adenovirus”.