L’Istituto Superiore di Sanità ha lanciato l’allarme per quanto riguarda l’acqua del rubinetto contaminata: ecco le aree coinvolte.
Acqua in bottiglia e acqua del rubinetto sembrano sempre essere al centro di un dibattito contraddittorio, dove in molti si chiedono se vada consumata l’una o l’altra. L’acqua che esce dalle nostre condutture cittadine presenta certo tanti vantaggi quanto svantaggi, soprattutto se gli avvertimenti arrivano dall’ISS.
L’acqua del rubinetto, così come l’acqua in bottiglia, è di origine sotterranea. D’altro canto non richiede né un trasporto aggiuntivo, al di là del trasporto mediante tubi, né un imballaggio, il che ne riduce notevolmente i costi e l’impatto ambientale. Quindi è facile notare come sia anche la migliore soluzione ecologica.
Tuttavia, proprio di recente l’ISS ha lanciato l’allarme riguardo al fatto che l’acqua del rubinetto sia contaminata da una sostanza chimica. La presenza di queste sostanze all’interno dell’acqua potabile è un fatto molto importante, così come molto grave, in quanto pone l’accento su come sia stata sottovalutata tale pericolosità.
Acqua del rubinetto contaminata da sostanze chimiche: l’allarme dell’ISS
Negli ultimi anni si è parlato molto di Pfas, quelle sostanze chimiche note come inquinanti esterni a causa della loro presenza nell’ambiente. Sono usate in diversi prodotti industriali e di consumo, parliamo di schiume antincendio o tessuti impermeabili. Si tratta di sostanze che possono contaminare l’aria, il suolo e anche l’acqua potabile con una serie di rischi per la salute umana, come si legge su Green Me.
Basti pensare che Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro ha dichiarato Pfoa una sostanza cancerogena e Pfos come possibile cancerogeno per renderci conto della pericolosità di queste sostanze chimiche. Sebbene siano anni che l’ISS ha individuato la necessità di adottare dei valori più cautelativi riguardo l’uso di queste sostanze, non sono stati presi provvedimenti in merito.
Nel rapporto dell’ISS inviato alla Direzione Generale della Prevenzione del Ministero della Sanità ha indicato che queste sostanze chimiche non dovrebbero essere presenti nelle acque potabili, le quali dovrebbero rimanere pulire e salubri. L’attuale esecutivo ha però ignorato questo avvertimento e si è limitato a seguire solo le direttive europee sui limiti dei Pfas nelle acque destinate al consumo umano.
È bene però indicare quali sono le località italiane che presentano valori di Pfoa e Pfos non sicuri e che quindi potrebbero rappresentare un pericolo per la salute umana. I dati suggeriti dall’ISS rivelano che nel marzo 2023, i valori delle sostanze chimiche preoccupanti sono stati rinvenuti a Chiomonte, Gravere e San Colombano Belmonte, tutte località in provincia di Torino.